venerdì 24 agosto 2007

Dalla Terra # 9


CARMELO BENE
Ad essere sincero il teatro non mi aveva mai attirato tanto,anche se le recite scolastiche mi divertivano molto,per me era come fare un gioco di gruppo,un modo per essere fuori dalla realtà'.Ma i lunghi monologhi,il modo di recitare,le pause,la poca visibilità' se eri nell'ultima fila,e la concorrenza spietata della televisione e del cinema non giovarono molto a farmelo amare come adesso.
Si,adesso credo di amarlo sul serio il teatro,non come il cinema,ma quasi.Il merito credo sia tutto di un interprete che
definirlo genio e' proprio l'unica definizione possibile:Carmelo Bene.
Ed è grazie alla televisione che lo conosciuto,in una puntata del Maurizio Costanzo show del 1992.
Un anti- artista che era più artista di tutti,un attore e regista di teatro ,ma anche di film al quanto controversi.
Un uomo oltre il semplice uomo,una mente tra le più' brillanti ed innovative della seconda meta' del 900.
In quel programma c'era veramente di tutto genio e sregolatezza insieme,uno che della parola era riuscito a farne un arte,unica e inimitabile,nemmeno le più' consumate ed oltraggiose rock stars avrebbero avuto cosi tanto carisma e allo stesso tempo nessun saggista avrebbe dato allo spettatore cosi tanti spunti su cui riflettere,e questo in poco più di tre ore.
Per chi non era abbastanza lucido per seguire i suoi discorsi c'era sempre l'incognita di pensare che non fosse uno sano di mente,ma un semplice giocoliere della dialettica al quanto pieno di se.
Era nato lo stesso giorno,la stessa ora e lo stesso minuto,di 15 anni dopo di un altro grande,forse il più grande di tutti,l'amico rivale Vittorio Gassman,l'unico che applaudiva in piedi nella sala buia dopo un "Adelchi",poco prima di morire.
Quante cose si potrebbero dire su di lui,ormai e' un classico,uno che anche dopo la sua scomparsa nel 2001,ancora c'e' intorno a noi,nel modo di andare fuori dagli schemi,nel grottesco che diventa maschera di scherno verso quello che siamo:zombi,cosi ci chiamava tutti,morti che credono di essere vivi.
Era sicuramente un megalomane per necessita' e che si esprimeva per iperboli e paradossi come in un suo libro"Sono apparso alla Madonna",del 1983.
Per il cinema realizzo cinque film come :"Nostra Signora dei Turchi,(1968) o Salome"(1972).
Carmelo Bene era troppo per chiunque,un mare di conoscenza in u solo essere,ma anche di un senso dell'umorismo al quanto beffardo.
Per le sue intemperanze fisiche e verbali Bene è stato oggetto costante discussione e di ammirazione che sconfinava addirittura nella venerazione.
C'è anche qualcosa di lui in quello che faccio,non riesco ancora a decifrarlo,forse è la voglia di uscire semplicemente dagli schemi e vedere cosa c'è oltre la banalità'e del conformismo.
Ora vi lascio e vi anticipo che si ritornerà a parlare di arte fiamminga.
Bye-bye.




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